Nessuna persona in buona
fede e nella pienezza delle sue facoltà mentali potrebbe seriamente
prendere in considerazione l'ipotesi dell'avvento di una stagione di
terrorismo nell'Italia del 2012, così come stanno vaticinando alcuni
ministri del governo Monti, coadiuvati nella mistificazione da larga
parte del bestiario politico e di quello mediatico, deputato all'orientamento del pensiero.
Tutti i parametri della
società sono cambiati così radicalmente nel corso degli ultimi 40
anni, da far si che oggettivamente diventi assolutamente
improponibile qualsiasi parallelismo con la stagione del terrorismo
che sconvolse il paese a cavallo degli anni 70.
Quaranta anni fa, sull'onda
della rivoluzione cubana e della contrapposizione ideologica fra
comunismo e capitalismo, l'immaginario collettivo era
fondalmentalmente ancora così ingenuo da prendere in considerazione
la possibilità di sovvertire l'ordine costituito attraverso la
pratica della lotta armata.
La "lotta di classe"
era un qualcosa di tangibile, in una società molto semplice e
schematica, dove le classi più povere, prevalentemente composte da
operai, mantenevano un certo grado di coesione al proprio interno e
una forte volontà di rivalsa nei confronti di quelle dominanti.
La televisione, agli albori,
non aveva ancora esplicitato nella sua interezza il proprio ruolo di
lavaggio del cervello che inibisce il senso critico, anestetizza le
coscienze e sostituisce la cultura ponderata con l'informazione
urlata. Si leggeva molto di più, si parlava molto di più e si
"sognava" molto di più di quanto non accada oggi......
Quaranta anni fa la libertà
individuale era estremamente elevata rispetto a quella di oggi, il
peso della tecnologia molto più scarso, quello dell'elettronica
quasi inesistente e il "miraggio" di una contrapposizione
in armi con lo stato poteva ancora aspirare a guadagnarsi qualche
nota di realismo.
Tutti questi fattori (e
molti altri che per breviloquenza non ho elencato) contribuivano a
rendere in qualche modo credibili le due basi sulle quali per forza
di cose deve poggiarsi qualsiasi progetto che miri a sovvertire
l'ordine costituito per mezzo della forza, qualora esso sia portato
avanti in buona fede da soggetti che ritengano di possedere le
potenzialità per attuarlo.
La capacità da parte dei
gruppi eversivi di conquistare la solidarietà e la simpatia di ampi
strati della popolazione e la dimostrazione di una forza tale da
potersi contrapporre in maniera credibile agli apparati di polizia e
più in generale allo stato.
Se negli anni 70, almeno in
nuce, queste basi potevano possedere un fondo di credibilità, poi
smentito nei fatti dall'evolversi degli eventi, come sarebbe
possibile nell'Italia del 2012 riscontrarne anche una sola molecola?
Oggi nessuna persona
normodotata sarebbe così ingenua da pensare anche solo per un attimo
che un manipolo di "terroristi" potrebbe essere in grado di
sovvertire l'ordine costituito con l'uso delle armi.
La situazione internazionale
é quella di un immenso oligopolio governato dalla grande finanza,
dove non c'è più spazio non solo per le rivoluzioni e le ideologie,
ma neppure per gli stati nazione, immolati sull'altare del globalismo
e del potere finanziario.
La popolazione italiana
versa in condizioni ben più drammatiche di quelle degli anni 70 ma
non esistono più classi, nè coscienza delle stesse.
La televisione ha omologato
gli individui, appiattendo sui dogmi del consumo e
dell'individualismo di massa qualsiasi aspirazione culturale o
ideologica e trasmutando ogni approccio di coscienza collettiva nella
creazione di soggetti atomizzati che vivono in un proprio microcosmo.
Non si legge quasi più e
quel poco che si legge é cositutito da informazione urlata "modello
sms". I rapporti con gli altri prescindono dalla condivisione
delle sensibilità e dei saperi ma si basano esclusivamente sulla
competizione. Non si sogna, non si lotta, non si aspira ad un mondo
migliore, ma ci si limita a seguire le regole, con l'unica
aspirazione di risultare vincenti rispetto ai nostri simili. E nel
caso questo non accada si preferisce il suicidio alla lotta, perchè
la società del senso di colpa ci ha insegnato che il "perdente"
non ha diritto di sopravvivere.
Qualcuno sano di mente
riuscirebbe a ritrovare in questo retroterra culturale il germe di
una popolazione disposta a sostenere anche solo a livello di
opinione, la causa di qualche gruppo che pratichi la lotta armata?
La libertà e la privacy
dell'uomo di oggi iniziano e finiscono all'interno del suo bagno,
dove si rade o si trucca la mattina prima di uscire di casa.
Per tutto il corso della
giornata ciascuno é taggato, scrutato, catalogato decodificato. La
tecnologia é entrata in profondità nel nostro dna e qualsiasi
nostra azione risulta di pubblico dominio. Dal cellulare alla carta
di credito, dal bancomat al telepass, dal navigatore nella nostra
auto alle telecamere che hanno sostituito le foglie degli alberi,
tutto ci osserva e ci registra, 24 ore su 24.
Chi potrebbe essere così
folle da immaginare, in una realtà di questo genere la costruzione di
cellule terroristiche che agiscano segretamente nell'ombra, per un
periodo che riesca a durare dall'alba al tramonto?
Le forze di polizia
dispongono oggi di una capacità di contrasto mostruosa che procede
di pari passo con le potenzialità dell'intelligence, accresciute in
maniera esponenziale dai nuovi apparati tecnologici.
Perfino per contrastare
lotte fondalmentalmente pacifiche, come quella NO TAV o contro gli
inceneritori, chi gestisce il potere non ha esitato a schierare
apparati dell'esercito, con tutto il corollario di mezzi da guerra
abitualmente usati in Afghanistan. Mentre gli investimenti praticati
nell'ambito dell'ordine pubblico sono colossali e spaziano dalle armi
non letali a microonde a quelle ad ultrasuoni, passando attraverso
una selva di nuovi strumenti di varia natura, atti ad immobilizzare e
rendere innocue perfino folle di grande consistenza.
Potrebbe mai essere
credibile il delirio onirico consistente in un manipolo di terroristi
che con fucili e pistole intenda contrapporsi ad una simile macchina
di guerra?
Alla luce di questa serie di
riflessioni, per quale ragione il ministro Cancellieri e lo stesso
Monti lanciano l'allarme terrorismo, sulla misera base del ferimento
di un dirigente Ansaldo e di qualche tensione che ha coivolto gli
uffici di Equitalia, e prontamente il mondo politico e quello
mediatico lo raccolgono, amplificandone scientemente la portata, fino
a coinvolgere i servi dei sindacati e coloro che gestiscono la
"società civile"?
Senza dubbio perchè lo
spettro del terrorismo è un elemento a tinte forti che rappresenta
un ottimo viatico utile per giustificare tutta la serie di misure
repressive che sono state e saranno introdotte nel paese, al fine di
far fronte ai problemi veri.
Problemi veri che non
consisteranno sicuramente nell'assalto di una banda di terroristi che
intende sovvertire l'ordine costituito, bensì nelle masse atomizzate
d'individui disperati che ben presto affolleranno le strade, senza un
progetto e senza la velleità di sovvertire qualcosa, ma strabordanti
di confusione e disperazione.
Chiamare terroristi questi
poveracci ed affrontarli con estrema violenza in quanto tali, senza
che la "società civile" abbia nulla da eccepire,
rappresenterà sicuramente un ottimo valore aggiunto, nel momento in
cui il paese precipiterà nel caos.
1 commento:
Grande articolo, Marco. Hai centrato in pieno l'assurdità di cosa significa diffondere VOLUTAMENTE la paura fra la gente e l'impossibilità che si inculchi in essa lo spauracchio del terrorismo. Ma in tanti ci crederanno, comunque. Ma questo lo si sa...
Ora ti metto il link ad un interessante articolo della ETLEBORO sempre in merito al riesumato "terrorismo" in cui stiamo andando in contro: La strana anarchia "immaginifica" della cellula Olga
A presto.
Luca D'Amico
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