lunedì 28 marzo 2011

Lemmario di guerra, lettera "P": Partito Democratico

Marco Cedolin

Nonostante la sua storia lo caratterizzi come il partito del cerchiobottismo elevato all'ennesima potenza, che vuole cementificare tutto, "ma anche" tutelare l'ambiente, costruire più occcupazione, "ma anche" aumentare la precarietà, appoggiando la legge 30, difendere i salari degli operai, "ma anche" gli interessi della FIAT, tutelare i più deboli, ma solo dopo avere tutelato i più forti che li vessano, "finalmente" ha assunto una posizione granitica e assolutamente univoca.
E' il partito della guerra alla Libia, senza se e senza ma, perchè questa guerra s'ha da fare ed è necessaria tanto quanto il desco e l'uso della toilette.
I suoi rappresentanti che affollano i salottini vip della TV si prodigano con sincero spirito belluino per sostenere la guerra franco/americana e confliggono in battaglie verbali perfino con gli antagonisti del centro destra che di fronte a loro somigliano a schiere di pacifisti, intrisi di buon senso e aneliti di pietà.....

Ho visto donne (ah le quote rosa) del PD infervorarsi con la bava alla bocca contro Sgarbi e Formigoni (ho detto Sgarbi e Formigoni, badate bene) che affermavano quanto le guerre americane fossero sbagliate, a cominciare da quella d'Afghanistan e d'Iraq. E le stesse donne del PD ribadire come bombardare la Libia fosse l'unica soluzione possibile, suffragando i loro convincimenti con materiale propagandistico ormai smentito ufficialmente da settimane. E ancora donne del PD affermare che il pacifismo degli altri (quello che arrivava da destra e dalla sinistra più radicale) fosse di natura utilitaristica, al contrario dell'interventismo "democratico" che invece alligna nei nobili sentimenti e nella bontà d'animo, di cui le bombe sono notoriamente pervase. E ancora donne e uomini del PD parlare di Libia, di Gheddafi e degli insorti, senza alcuna cognizione di causa, come se stessero mandando a memoria le note diramate dal Pentagono o dall'amico Sarkozy.

E mi sono tornate alla mente le notarelle sul TAV, scritte su un fogliettino da stropicciare dentro la tasca (come quelli che si usavano a scuola per copiare durante i compiti in classe) che erano state dispensate a tutti i consiglieri del PD durante gli scorsi anni, affinchè sapessero cosa dire, o come sproloquiare, fate voi, durante i consigli comunali e le riunioni pubbliche in cui veniva affrontato l'argomento.
Probabilmente un fogliettino molto simile, accartocciato per benino onde far si che non si veda, lo portano nei salottini della TV. E leggono di sottecchi, con la scaltra innocenza che caratterizza lo studente compiaciuto di riuscire a farla franca, frasette scolastiche che raccontano delle stragi immaginarie compiute dal sanguinario Gheddafi, dei bombardamenti aerei sulle folle di manifestanti pacifici, ormai usciti perfino dalla mitologia dell'ONU e del popolo libico oppresso dal dittatore malvagio, che si riversa in massa per le strade a comporre l'esercito spontaneo dei ribelli, disposti ad immolarsi per valori quali la democrazia e la libertà.

Va bene essere rimasti gli unici in Italia a sostenere senza esitazione questa guerra, ma cambiategli almeno il foglietto, è un consiglio da amico.
I ribelli, aizzati, sostenuti ed armati dagli stati Uniti, dalla Francia e dall'Inghilterra e coadiuvati dall'azione dei reparti speciali delle truppe di questi paesi, non rappresentano il popolo libico, semmai sono espressione di una sua parte minoritaria. Nè ambiscono a conquistare ettari di democrazia e libertà che sul mercato valgono pochino, preferendo ad essi la conquista dei pozzi di petrolio e la gestione del greggio, svendendolo alle compagnie petrolifere dei paesei succitati, come da loro stessi annunciato ieri.
Se vi intestardite con il mito della guerra umanitaria che è buona e lava più bianco la coscienza, quando tornerete alle urne, foglietto o non foglietto, troverete solo la bocciatura, nonostante il livello della scuola italiana della gestione Moratti/Fioroni/Gelmini si sia ormai abbassato a livelli che rasentano l'analfabetismo.





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