lunedì 3 maggio 2010

IL DITO NELLA PIAGA


Marco Cedolin
Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad durante il suo intervento alla conferenza per la revisione del Trattato di non proliferazione nucleare in corso al Palazzo di Vetro dell'Onu a New York, ha chiesto lo smantellamento delle armi nucleari americane in Europa ed in particolare in Italia. Dal momento che “l'utilizzo di armi nucleari da parte degli Usa ha scatenato una corsa al nucleare” e gli Stati Uniti “usano la minaccia nucleare contro altri Paesi, compreso l'Iran”.

Una richiesta certamente legittima che “mette il dito nella piaga” costituita dalla paradossale situazione esistente ancora oggi, ad oltre 60 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, in stati Come Italia, Germania e Giappone, deprivati della propria sovranità e ridotti al ruolo di colonie degli Stati Uniti. Colonie deputate ad ospitare basi militari di varia natura ed armamenti di ogni tipo fra cui una considerevole quantità di testate nucleari.

Basti pensare che gli USA mantengono nel mondo circa 850 basi (escludendo quelle segrete di cui non è nota l’ubicazione) 500 delle quali in Europa e 113 in Italia. Proprio in Europa sono allocate 480 bombe nucleari, di cui 90 sul suolo italiano. L’Italia versa ogni anno nelle casse statunitensi una cifra nell’ordine del mezzo miliardo di dollari, per coprire il 41% dei costi delle basi USA e delle truppe americane presenti nel nostro paese.

Posti di fronte alla richiesta di Ahmadinejad ed incapaci di produrre una qualsiasi riflessione di un qualche spessore, i componenti della delegazione italiana e delle altre delegazioni europee, hanno scelto la via della fuga (che sempre si confà ai pavidi ed agli impostori) abbandonando l’aula in segno di protesta.
Protesta per cosa? Solamente per qualcuno che ha avuto il coraggio di dire la verità, quella verità che da 65 anni una classe politica servile al proprio padrone a stelle e strisce continua a sottacere a tutti gli italiani.

2 commenti:

Simone Boscali ha detto...

Il contenuto di questo testo è, come sempre accade per l'orwelliana verità in epoca di menzogna, tanto banale quanto giusto.
Alle ultime righe che parlano della fuga delle delegazioni incapaci di rispondere aggiungo che analogamente anche la gente comune, che ha la possibilità di commentare sui blog questi fatti, difficilmente oppone obiezioni sensate. O sta in silenzio o passa alla strafottenza, del tipo "Eh, ma mica sarai dalla parte di quel terrorista lì...".

Ora vorrei fare un copia-incolla dell'articolo e sperimentare ulteriormente la non-reazione del pubblico occidentale annichilito.

marco cedolin ha detto...

Caro Simone,
la reazione della gente comune è del tutto naturale, dal momento che la loro lettura delle questioni avviene in funzione di tutta una serie d'informazioni false veicolate nell'immaginario collettivo dai media mainstream.
La menzogna in parole povere viene da loro percepita come realtà (poichè validata da giornali, TV, politici ed esperti compiacenti)e di conseguenza ogni reazione deriva da questa pseudo realtà, portandoli fuori strada.

Finchè non si riuscirà a rompere la diga creata dai media mainstream, recuperando un'informazione aderente alla realtà non sarà purtroppo possibile andare da nessuna parte.